Associazione Culturale Cristiana Dignità e Lavoro

accreditato come Ente Formatore presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali
Specialisti nel Benessere Organizzativo ai sensi del TUSL e nel Mobbing

Associazione Culturale Cristiana Dignità e Lavoro APS

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Dona il tuo 5 x MILLE
 per la tutela dei lavoratori e della salute sui luoghi di lavoro scegliendo ACCDL
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Tesei: Mettere la Dignità dei lavoratori al centro di ogni politica del lavoro

La nota stampa in oggetto, trattare le tutele del lavoro partendo dai fatti di cronaca accaduti a Firenze, che hanno procurato ancora morti sul lavoro, proponendo un cambio di paradigma del modo di pensare il lavoro valorizzando il Benessere del lavoratore, fino a fornire soluzioni concrete di politica dei redditi.

METTERE LA DIGNITÀ DEI LAVORATORI AL CENTRO DI OGNI POLITICA DEL LAVORO
METTERE LA DIGNITÀ DEI LAVORATORI AL CENTRO DI OGNI POLITICA DEL LAVORO

Ancora una strage sul lavoro, quest’ultima, cronaca di questi giorni, verificatasi a Firenze con diversi morti e feriti. Ogni giorno assistiamo attoniti a tante persone che muoiono o sono private della dignità sul posto di lavoro, il tutto per “portare a casa da mangiare”. Noi dell’Associazione Culturale Cristiana Dignità e Lavoro proprio non ci ritroviamo nel clamore mediatico del momento e nelle frasi scontate di circostanza per rincorrere un facile consenso.

Come soggetto attivo nel campo delle tutele e della formazione culturale improntata alla dottrina sociale della Chiesa Cattolica, vogliamo che si guardi al “sodo” delle questioni per iniziare a dare risposte concrete ad un problema come quello della sicurezza e tutela della dignità dei lavoratori, che va affrontato agendo sulle cause scatenanti. A questo scopo agiamo proponendo un nuovo paradigma del lavoro che valorizzi l’impresa e il lavoratore sulla linea di quanto affrontato dall’Economia di Comunione (EdC), maturata in ambito focolarino e proposta dal Magistero della Chiesa Cattolica e, non ultimo, dal premio Nobel per l’economia 1998, Amartya Kumar Sen, quale unico modello concreto per dare risposte ad un mondo del lavoro malato e sclerotizzato. Va ricordato inoltre che il primo contratto della nostra storia in tema di lavoro, è stato stipulato da San Giovanni Bosco nel 1852 a Torino per l’apprendistato di un lavoratore, in cui si fissava un limite di 8 ore giornaliere, il giorno di riposo domenicale e una retribuzione prestabilita. Tutto ciò per capire quanto sia sensibile e rivoluzionaria la Dottrina sociale della Chiesa Cattolica sui temi del Lavoro.

La cronaca di Firenze, in tal senso ci suggerisce che oltre alle questioni di giustizia sociale redistributiva, che sono importanti, vanno affrontate anche le questioni di salute e sicurezza e di dignità sul posto lavoro.

L’assenza di ogni riferimento cristiano a livello socioeconomico determina quel vuoto di umanità che nessuna ideologia può sopperire e un appiattimento su una cultura materialista ed edonista del vivere e della persona. 

Diversi sono gli aspetti che creano le condizioni per cui si verificano le tragedie sul lavoro.

Va sgombrato, innanzitutto, il campo dai luoghi comuni, con cui si giustificano le vicende degli infortuni sul lavoro, che portano sovente ad invocare da più parti, nuovi interventi legislativi in materia di sicurezza. Non è corretto, a nostro avviso, infatti, correlare il fenomeno degli infortuni sul lavoro alla carenza di normative specifiche in tema di tutele del lavoro, perché nel nostro Paese abbiamo delle tutele importanti, specie nel campo della Prevenzione della Salute e Sicurezza nei luoghi di lavoro, basti pensare al T.U.S.L. 81/08 e all’impianto normativo statuito con le modifiche apportate al D.lgs.231/2001 ad esso collegato, non ultimo la Costituzione che fonda la nostra Repubblica sul Lavoro. Certo è che sia il legislatore, in tema di tutele, che i nostri padri costituenti si riferivano ad un concetto edificante del lavoro, totalmente estraneo alla cultura attuale, che per contro fa la conta, ogni volta con falsa indignazione di circostanza, dei morti, (suicidi compresi), e dei feriti, relegando le soluzioni a nuovi interventi straordinari, specie di natura economica.

Va colmato, a nostro avviso, il vuoto lasciato da una scarsa o assente cultura del benessere organizzativo (la cui rilevazione, giova ricordare, è obbligo di legge di legge, tradotto in termini monitoraggio dei livelli di Stress Lavoro Correlato) che quando assente moltiplica i fattori specifici di rischio.

Per benessere organizzativo (B.O.), si intendono molteplici aspetti del lavoro quali sono, a titolo di esempio, la formazione, la condivisione dei obiettivi e dei valori aziendali con i lavoratori, la chiarezza delle funzioni di ogni operatore, l’adeguata retribuzione e la libera espressione della propria sfera religiosa.

Riguardo la formazione va rilevato che la stessa debba essere diretta non solo agli addetti al lavoro, come è scontato che sia, ma anche agli addetti operanti nel campo della prevenzione e protezione sul lavoro e agli stessi Enti di controllo che devono calibrare maggiormente l’attività ispettiva verso il rispetto del benessere organizzativo facendolo attestare su livelli accettabili, laddove risulti carente.

Riguardo la retribuzione del lavoratore va considerato che la stessa risulta essere tra i fattori più incidenti sul B.O.; vero è infatti che, a fasce di retribuzione tabellari basse, i lavoratori sono più disponibili a prestare lavoro straordinario od orario c.d. aggiuntivo, con conseguenti ricadute sulla salute psicofisica e sulla sicurezza dello stesso.

Sul tema delle retribuzioni è bene ricordare, fuori da ogni strumentalizzazione e facile demagogia, il dato di fatto che vede l’Italia, secondo i dati Eurostat 2020, trend confermato per il 2023-2024, a metà classifica dei Paesi UE, con la triste singolarità che la vede “l’unico Paese in cui i lavoratori tra i 30 e i 49 anni sono pagati meno della media”.

Sentiamo parlare oggi nel dibattito politico del salario minimo orario mentre a nostro avviso è più efficace e comprensibile per chi deve “portare a casa la pagnotta” parlare di un minimo netto mensile che, parametrato al costo della vita, dovrebbe attestarsi su una soglia intorno ai 2.000 € netti, per restituire dignità a coloro che lavorano. In proposito siamo convinti che una politica efficace di sostegno al reddito, possa e debba integrare il modello di welfare, proposto da decenni dai vari Governi, che si sono susseguiti, impostato sui sussidi alle fasce di popolazione che versano in condizioni di disagio economico, intervenendo giustamente con erogazioni dirette di denaro quali l’AUU, l’AdI e l’SFL per citarne alcune, e/o sgravi fiscali, per attenuarne il disagio.

Sempre riguardo al modello di welfare pensiamo ad una valorizzazione della Famiglia e con essa del ruolo della donna o del l’uomo che sceglie di accudire i propri figli senza dover necessariamente delegare, a pagamento, tale compito a terzi. In proposito riteniamo che debba essere potenziata la possibilità di conciliazione dei tempi vita-lavoro, con part time agevolati e forme flessibili di lavoro in termini di orario e di logistica, a chi intende impegnarsi in Famiglia.

Fare quanto proposto, si traduce a nostro avviso, con l’urgenza di mettere al primo posto la dignità della persona che lavora con politiche “reali” di sostegno al reddito che ne determino un innalzamento del minimo tabellare, da affiancare alla efficace misura del taglio del cuneo fiscale, ed incentivi alle aziende che investono in nuova occupazione stabile e che garantiscono livelli di retribuzione in linea con i minimi salari stabiliti.

Auspichiamo, infine, una riforma degli Enti di controllo in tema di sicurezza e prevenzione nei luoghi di lavoro che possa armonizzare le competenze ora divise tra diversi soggetti e spesso sovrapponibili ed istituire una sezione presso il Tribunale specializzata nella repressione dei reati legati al lavoro con focus in primis sulle violazioni del T.U. 81/08, che tanto manca anche in termini di produzione giurisprudenziale.

Sicuramente tanto si è fatto negli anni sul fronte della prevenzione e sicurezza nei luoghi di lavoro in termini, soprattutto legislativi, chiediamo però oggi ai tutti i soggetti interessati, compresi noi stessi, di avere più coraggio, come la Fede stessa o la coscienza, per chi non crede, ci chiama ad ognuno, operando in rete, confrontandoci e supportandoci per raggiungere il risultato comune del benessere e della sicurezza pubblica.

Ogni essere umano per noi rappresenta un valore incommensurabile e non ci rassegniamo a perdere nessuno o a vederne parimenti uccisa la propria dignità di persona. Da parte nostra continueremo ad operare come Associazione Cristiana, aperti al dialogo e alla cooperazione con le Istituzioni tutte, convinti che uniti si può cambiare la società e moralizzare ogni aspetto della vita pubblica. Il Cristiano non si rassegna mai all’evidenza del momento ma la supera perché vede sempre, davanti a sé, un orizzonte di Speranza e fissa il proprio sguardo in Cielo.